C’è tanto spazio addosso, quando l’immaginazione non smette. Un ramo spericolato ti graffia una guancia, quando la lingua esegue la nutrizione del respiro, sbattono gli involucri di ossa e di pelle e ti muovi, pelle divorata dai cantici, la mano ferma su un delirio, il cielo resta rumore e il vento ci passa sopra, distinguendoci.
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